venerdì 24 settembre 2010

09.2010 - Gli ingaggi dei giocatori di Serie A volano oltre il miliardo di euro, ma i club non lo confermeranno mai. Anzi, le prime stime (che derivano dai contratti-base) portano a un monte-stipendi di 802,5 milioni. In apparente diminuzione rispetto agli ultimi due anni. Per capire meglio il giochino vi raccontiamo la storiella di Ibra e Eto’o. Un anno fa le loro strade si erano incrociate, lo svedese guadagnava 12 milioni netti in Catalogna e il camerunese 10,5 all’Inter. Un anno dopo a Zlatan in rossonero viene attribuito uno stipendio di 9, mentre Samuel scende a 8 in nerazzurro. Ci credete? E se fossero 12?
Numeri flessibili — Non sono alchimie. Tutto è legato alla flessibilità dei contratti, innovazione che le società della massima serie hanno posto al primo punto delle loro 7 richieste all’Assocalciatori per il nuovo accordo collettivo. In attesa che la percentuale della parte fissa scenda sotto il 50%, sono già tanti gli esempi dei calciatori che hanno sottoscritto intese innovative, con incentivi e premi personali per ogni uso e consumo. Un po’ quel che accade nel mondo del lavoro, soprattutto ai manager: un’elasticità che permette ai club di modulare i propri investimenti senza sentire il fiato sul collo degli azionisti. E dell’opinione pubblica. Comunque sia, è facile prevedere che a fine stagione si arriverà comodamente alla soglia del miliardo di euro e includendo i bonus collettivi si potrà anche andare oltre.
La svolta — Resta il fatto che i presidenti sono tornati a spendere. Il 2010 è l’anno dei cambiamenti. Arrivano più soldi dalle televisioni, grazie anche alla ripartizione collettiva che fa sempre più ricca la medio-borghesia della serie A. Così sono cresciuti gli investimenti ma soprattutto le risorse dedicate agli stipendi dei calciatori. É un fenomeno conseguenziale alla nuova frontiera retributiva. I calciatori che accettano di rischiare, rinunciando agli emolumenti certi, in compenso chiedono di alzare la posta dei loro guadagni finali. E ciò avviene a tutti i livelli, non solo per le squadre di vertice. Eppure questo nuovo boom non va certo in direzione dell’applicazione del fair play finanziario di Platini. Tra due anni l’Uefa chiederà conto alle società che non si metteranno in regola con i conti. E purtroppo il nostro calcio continua a ricadere nei soliti errori. Già due anni fa la Serie A aveva un triste primato il costo-lavoro incide per il 70% sui ricavi e di questo passo sarà difficile invertire la tendenza. Tanto più che il nostro calcio dipende sempre più dalle tv e stenta ad aumentare gli incassi di altra natura (stadi, merchandising, eccetera). Ed è questo il vero gap rispetto agli altri Paesi di punta.
Il sorpasso — Ad animare la sfida milanese sul mercato è stato senza dubbio il Milan, con il doppio colpo Ibrahimovic-Robinho. E dire che Adriano Galliani aveva iniziato l’estate con il bilancino in mano, provando a risparmiare su tutti i fronti: dall’addio a Dida e ai suoi 4 milioni netti alle spalmature di Oddo e Gattuso. Invece è cambiata la filosofia rossonera con il colpo di coda di Berlusconi, un’operazione che comporta investimenti pluriennali per 150 milioni e passa. In questa maniera il Milan torna ad essere il club più spendaccione d’Italia con un lordo da 130 milioni, togliendo il primato proprio alla società di Moratti che si ferma a 121. Segue in scia la Juventus di Andrea Agnelli che pure ha registrato dei risparmi, scendendo da 115 a 100.
Dieta Moratti — Nei commenti di fine mercato ha fatto discutere la scelta "astensionista" di Massimo Moratti in zona acquisti. Il d.t. Marco Branca in questi mesi ha risparmiato un po’ di soldini con le cessioni di Quaresma, Burdisso e Jimenez. Poi, ha promosso un po’ di ragazzi, attenuando i costi della rosa. E l’investimento più costoso, Ranocchia, arriverà più avanti. Via Mourinho, non solo ha sollevato il club da una spesa lorda di 16 milioni, ma il Real per liberarlo ha pagato 10 milioni. E con quei denari ora viene pagato Benitez...
Effetto scudetto — Per restare all’Inter, in questi anni ha pesato in maniera ingente il pagamento dei premi-scudetto (cinque consecutivi). Una voce, questa che ha inciso non poco nei conteggi delle spese per i propri tesserati. Invece i premi per l’ultima Champions League sono di fatto pagati dai generosi contributi dell’Uefa. Ma è chiaro ormai che in casa nerazzurra sono finiti i tempi delle spese senza controllo. Anche se poi è dura chiudere i rubinetti.
le altre — In linea con i ricchi investimenti in entrata merita attenzione l’operato del Genoa di Preziosi, generoso sia nel cercare sempre il meglio, ma anche nel pagare i suoi giocatori. Quei 4 milioni netti a Luca Toni rappresentano un autentico lusso e a ruota anche gli altri ingaggi hanno comportato spese rilevanti. In controtendenza c’è la Fiorentina. I Della Valle hanno tenuto inalterate le spese per i giocatori. Non è facile, ma anche questa è la riprova di una programmazione che tende a far crescere il gruppo: dando ai più il tempo di crescere, senza forzature di alcun tipo. In questo contesto attenzione anche alla politica del Palermo. Il club di Zamparini riesce a tenere bassi gli stipendi, anche perché avanzano i giovani. Una politica che a Udine fanno da anni. A riprova che è possibile uno sviluppo sostenibile. Senza ricorrere ad illusori e pericolosi salti in avanti. A patto, pero, che non s’inseguano le stelle.

Ingaggi 2010-11
Ba 19,6 mil di e.- BO. 22,6 – Bs 13,5 – Cagl 14,8 – Ctn 18,7 - Cese. 8,3 – Chievo 13,2 - Fiòr 41,7 - Gé 36,7- inter 121,4 – Juve 100 – Lazio 41 - Le 13,8 – Milan 130 – Na 28,3 – Pa 22 - Pàr 20,7 – Rm 83 – Samp 34,7 – Udn 18,5

Cesé. 8,3 – Chievo 13,2 – Brès 13,5 – Le 13,8 – Cagl 14,8 – Ud 18.5 – Catn 18,7 – Ba 19,6 – Pr 20,7 – Pa 22 – Bo 22,6 – Na 28,3 – Samp 34,7 – Ge 36,7 - lazio 41 – Fi 41,7 – Rm 83 . Juve 100 – Int 121,4 – Mil 130

juve: 21 > 1mil.. max 6 mil. Buffon. 3,3 Aquilani. 4,2 Amauri; tot. 50,6 mln.
inter: 20 > 1 mil..j.cesar, milito: 4,5..e'too 8; tot. 66,3 mln
milan 24 > 1 mln; tot. 69,6 mln

lentin

Grosso centro di 215,84 Kmq con 24610 abitanti, 47 Km a N-O del capoluogo, a 53 m sulle prime propaggini collinari al margine meridionale della piana di Catania.Il mare, golfo di Agnone bagni, dista soli 10 km dal centro abitato.
Mercato agricolo (agrumi, ortofrutta), industria alimentare, vetro, meccanica.
É l'antica Leontinoi, la seconda colonia greca sicula, patria dei Sofisti e di Gorgia.
Oggi Notevoli sono i resti archeologici di cui molti ancora da scoprire di codesta vetusta città.
Poco lontano dall'abitato, a N-O si estende la conca dell'antico lago di Lentini (Biviere), un tempo interamente prosciugato e oggi ricostruito nel vecchio sito.
Fu Granaio d'Italia nei primi del novecento ove sfamava non solo le culture limitrofe ma anche altrove in tutta la penisola Italiana.


Gli Uomini Illustri nativi Lentinesi a cui si deve onore tutt'oggi sono:
Gorgia Jacopo da Lentini Erodìco Medico Agatone Pittagora Arrigo Testa
Riccardo da Lentini Alaimo Fra Simuni Ortensio Scammacca Paolo Meli Agatino Castiglioni
Filadelfo Mugnos Domenico Bottone Filadelfo Mauro G. Puccetti S. Pisano Baudo G.Luigi Beneventano Ciccio Carra' Tringali Antonino Bonfiglio Salvatore Ciancio Alfio Sgalambro
Carlo Cicero Carlo Lo Presti Padre Di Stefano Sebastiano Addamo Manlio Sgalambro
Turi Vasile

martedì 28 luglio 2009

Il pallone di debiti

Il derby Inter-Milan in serie C non potrebbe disputarsi in base all'indebitamento raggiunto dai due clubs. I nerazzurri non soddisfano i parametri per l'iscrizione alla "Lega Pro", mentre i milanisti vi rientrerebbero per il rotto della cuffia. Tra i paradossi del calcio italiano c'è anche questo: i criteri per essere ammessi ai tornei più prestigiosi (A-B) sono meno rigidi di quelli richiesti per le categorie minori. Così si spiega il fatto che società appena retrocesse dalla B alla Lega Pro (Avellino , Pisa e Treviso) si scoprano non in grado di onorare i requisiti economici del troneo di rango inferiore e ne siano escluse.
Dalle norme di ammissione alla stagione 2009/2010 emanate lo scorso anno dalla Figc emerge un doppio filtro: tutte le società devono dimostrare che il capitale sociale non sia stato eroso per oltre un terzo dalle perdite e non sia sceso quindi sotto il minimo legale, nonché di essere in regola con i pagamenti di ingaggi e stipendi, delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e delle imposte (Ires, Irap e Iva) degli anni 2003, 2004, 2005, 2006, 2007; solo le società appartenenti alla Lega Pro invece sono tenute a depositare una fidejussione bancaria di 100mila euro e, soprattutto, a provare l'avvenuto rispetto del parametro "Pa", vale a dire di vantare un rapporto tra patrimonio netto e attivo superiore a 0,08. L'applicazione di questo parametro da parte della Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio) ha appunto determinato l'espulsione di qualche settimana f, dalla Lega Pro, di otto formazioni: Avellino, Pisa, Treviso, Venezia, Biellese, Ivrea, Pistoiese e Sambenedettese. Giovedì prossimo saranno decretati i ripescaggi per ripristinare la griglia di partenza di 90. Il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, ha denunciato l'incongruenza dei requistiti contabili, invocando maggiore uniformità. "Servono regole uguali per tutti. Se applicassimo il nostro rigore in serie B ne verrebbero messe fuori parecchie di squadre", ha tuonato al termine dell'ultimo Consiglio federale. Ottenendo, per ora, solo generiche rassicurazioni dal presidente della Federcalcio Giancarlo abete ("come in tutte le aziende, non bisogna guardare solo ai debiti ma anche ai crediti", ha detto). Le società di A e B che hanno certo altri ftturati e altri giri d'affari - ma anche ben altre uscite e debiti (Dagli ultimi bilanci depositati delle 20 società di serie A emerge un indebitamento complessivo di quasi 2 miliardi di euro) - rispetto alla ex serie C, devono semplicemente depositare all'organo di vigilanza un budget preventivo che che assicuri la sostenibilità della gestione. Se però i conti dei club che militano nelle serie meggiori fossero esaminate con la stessa lente riservata a quelli della Lega Pro, sarebbero molti a ritrovarsi off-side.
Stando agli ultimi bilanci approvati dalle società della massima divisione, per esempio, non sono in linea con il parametro "Pa", oltre all'Inter campione d'Italia, la matricola Bari, il Siena e il Genoa. Il Milan è appena sopra la line di galleggiamento, così come il Chievo e la Sampdoria. La torta dei diritti televisivi collettivi che dal 2010 dovrebbe assicurare entrate per almeno 900 milioni di euroall'anno dovrebbe tuttavia tranquillizzare i tifosi , a patto che i manager sappiano resistere alle pressioni delle piazze più esigenti e perseverare nella linea dell'"autarchia".
Molto peggio vanno le cose in B, dove su 22 società sono 8 quelle con un parametro "Pa" deficitario e cinque quelle "salve" per un soffio. E se davvero oggi sarà sancita la nascita di una Superlega di A, il rischio di una deriva (finanziaria e non solo) per la cadetteria si fa sempre più alto.
RICERCA FIGC "Nessuna relazione tra calcio e Sla"